ago 31, 2020

Quando il materiale fa la differenza

 

Ecco a voi la guida Junker ai cinque materiali più difficili da riconoscere e differenziare

Ci sono prodotti che mettono in crisi perché il loro aspetto, il materiale di cui sono fatti, addirittura il loro nome è simile a quello di altri prodotti che vengono conferiti in una certa raccolta. E invece l’errore è dietro l’angolo e si rischia di fare confusione. Dalle bioplastiche che non sempre vanno nell’organico al cristallo che non va nel vetro, ecco svelati alcuni segreti con la guida ai cinque materiali più difficili da differenziare.

 

  1. Bioplastiche

La plastica usa-e-getta è divenuta in pochi anni il nemico numero uno dell’ambiente. Nonostante sia criticata e demonizzata da molti, rimangono in circolazione molti oggetti in plastica che usiamo soltanto pochi minuti prima di gettarli. Per questo oggetti monouso in bioplastica, cioè plastica ottenuta da materiali di origine vegetale, sono sempre più diffusi. Bio non significa necessariamente raccolta dell’organico: il prodotto non deve essere soltanto biodegradabile, ma anche compostabile e recare simboli o diciture che attestino la relativa certificazione di compostabilità. Perciò è importante informarsi sulle indicazioni del proprio Comune relative alle bioplastiche: scansionando il codice a barre con Junker potrai ricevere maggiori informazioni in merito.

  1. Cristallo e pyrex

Bicchieri e altri oggetti di cristallo e pirofile in pyrex rientrano tra i cosiddetti falsi amici del vetro. Seppur simili al vetro, non puoi conferirli nell’omonima raccolta poiché hanno caratteristiche non compatibili con il riciclo del vetro. Perciò conferiscili nell’indifferenziato oppure portali all’ecocentro.

  1. Poliaccoppiati

Poli che?! Come dice la parola stessa, i poliaccoppiati sono imballaggi composti da più materiali diversi e difficilmente separabili. Alcuni esempi sono il sacchetto del caffè e il pacco dei biscotti. Come fare a capire se sono riciclabili o meno? Basta seguire la regola del materiale prevalente e chiedere a Junker in caso di dubbio. Ad esempio, il sacchetto del caffè va spesso nella plastica, mentre il pacco dei biscotti va in molti casi nella carta.

  1. Plastica: imballaggio o non imballaggio?

Questo è forse uno degli argomenti più dibattuti e problematici della raccolta differenziata, che induce molti in errore. Nella raccolta della plastica va conferito tutto ciò che è considerato imballaggio, cioè “un prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a proteggerle, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo” (fonte: CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi). Tutto il resto, seppur in plastica, va conferito nell’indifferenziato. Un esempio concreto è quello di spazzolino e tubetto di dentifricio: il primo va nell’indifferenziato, il secondo invece nella plastica, essendo appunto un imballaggio.

  1. Carta: termica, oleata, siliconata…

Quando si dice che l’abito non fa il monaco…anche se si dice carta, non vuol dire che vada nell’omonima raccolta. La carta termica, cioè quella degli scontrini, è incompatibile con il processo di riciclo della carta e va conferita nell’indifferenziato. Stesso discorso per la carta oleata usata per rivestire panini e focacce, così come la carta forno che invece è carta siliconata. E le carte delle caramelle? Almeno quelle non vanno nell’indifferenziato, bensì nella plastica.

 

Non farti ingannare dalle apparenze e rivolgiti a Junker per risolvere i tuoi dubbi. Con le sue tante funzioni l’app saprà certamente darti la risposta che cerchi.

 

 

 
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